Alessandro Barbero: il Medioevo, un periodo di conoscenza.

Il Medioevo è stato un periodo di conoscenza

Lo storico Alessandro Barbero spiega perché i cosiddetti “secoli bui” sono un luogo della mente.

 

Nel settimanale “L’Espresso” del 14 aprile 2019 è pubblicato, alle pp. 64-65, un colloquio di Sabina Minardi con lo storico Alessandro Barbero.

 

Brutalità e stermini. Terre selvagge e guerre infinite. Regni da riconquistare e forze oscure e magiche. Violenze e sopraffazioni di minoranze etniche. Fanatismi religiosi. Nazionalismi galoppanti. Clamorose retromarce persino rispetto ad assodate verità scientifiche insinuano l’idea che dentro un nuovo medioevo, sinonimo di oscurantismo e bigottismo, stia precipitando l’intera società.

“Il Medioevo ignorante è un’invenzione”, provoca Alessandro Barbero, docente di Storia medievale all’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” e autore di moltissimi saggi e romanzi storici, da “Dizionario del Medioevo” pubblicato nel 1994 con Chiara Frugoni a “Carlo Magno. Un padre dell’Europa”. “E’ un luogo letterario, cinematografico. Come “Game of Thrones” che tanto piace: ma è pura finzione”.

Il Medioevo è un’età storica precisa. Cosa intende dire?

Che il Medioevo tirato in ballo oggi ha solo un minimo aggancio con quello che è stato veramente. Su minime verità storiche poggia l’invenzione di un’epoca in cui le cose più orribili da immaginare –oppressione, ignoranza, peste, carestie, atrocità, malvagi signorotti e servi della gleba, streghe bruciate a ogni angolo- sono accadute veramente, e tutte insieme.

Le streghe si bruciavano davvero.

Certo. Ma se ne bruciavano molte di più ai tempi di Raffaello e di Michelangelo e di Galileo che non nel Medioevo. La peste ha fatto strage nel  Medioevo, anche questo è vero: ma pure al tempo di Marco Aurelio. E’ come se ci fossimo costruiti un periodo in cui mettere tutte insieme le cose tenebrose, quasi che non fossero accadute in altre epoche.

A partire dalle superstizioni.

E’ un altro automatismo: se pensiamo a sortilegi e amuleti, immediatamente diciamo Medioevo. Ma già gli antichi Romani erano superstiziosi, credevano al malocchio, agli incantesimi, alle bamboline trafitte. Allo stesso modo, se qualcuno parla dell’omosessualità come castigo di Dio, o se in qualche parte del mondo le adultere sono lapidate, corriamo col pensiero al medioevo. Ma gli omosessuali sono stati condannati a morte anche nel Rinascimento. Il Medioevo, al contrario, viveva il sesso con una certa libertà. Basta leggere le novelle del Boccaccio: pur in un mondo maschilista e patriarcale, si dà per scontato, ad esempio, che le donne abbiano diritto al piacere. L’Ottocento si guarderà bene dal dirlo. C’è un meccanismo mentale che fa convogliare tutte le bruttezze verso quel periodo. Che era orribile, ma a noi storici piace da morire.

Ma le fake news di oggi, la controinformazione, le teorie complottistiche che abbondano sul web: non le sembrano la versione moderna di credenze popolari e finte verità messe in giro dai sistemi propagandistici di allora?

No, non specificamente. Naturalmente nel Medioevo la gente era ignorante e credeva alle streghe. Ma non erano così anche i nostri bisnonni contadini? Ci sono state epoche, come quella di Carlo Magno, in cui l’imperatore faceva leggi per dire che credere alla stregoneria era un comportamento da pagani. E poi, al contrario, alla fine del Medioevo ci sono state élite, intellettuali clero e giuristi, che si sono convinti che le streghe fossero da perseguitare. Fino al tempo di Pascal e di Newton.

Le polemiche antiscientifiche sono sempre più frequenti. La scienza infonde sfiducia, i metodi scientifici sono messi in discussione. Un libro appena uscito, intitolato “Il Medioevo in Parlamento” di Elena Fattori (Rizzoli), di questo si occupa: di come tra vaccini, Stamina e sperimentazione animale, la politica stia boicottando la scienza.

E’ evidente che nel Medioevo la scienza era debole, ma non c’era ostilità verso di essa. Una grande mistificazione l’ha compiuta Mark Twain nel libro “Un americano alla corte di re Artù”, dove immagina un americano dell’Ottocento sbalzato nel mondo medievale, e convinto che l’inventore della lampadina sarà messo al rogo. La verità è che nel Medioevo c’era una grandissima voglia di conoscere il mondo, di sapere com’era fatto. Alla fine del Medioevo il clero cristiano non insegna che il mondo è misterioso e che dobbiamo solo pregare Dio: ma che il mondo è razionale, che Dio l’ha creato dando all’uomo la ragione per studiarlo e per capirlo. Questi sono sentimenti che di solito non associamo al Medioevo, e invece sono proprio il punto di partenza della modernità: che è voglia di scomporre il mondo, di navigare gli oceani, di fare scienza e tecnica. Tutto inizia nel Medioevo.

Compresa l’intolleranza religiosa, nodo cruciale col quale si confronta il presente.

L’intolleranza religiosa sì: l’idea che noi abbiamo ragione e gli altri hanno torto perché Dio è con noi, in effetti è un’idea medievale. Che persiste anche nel Rinascimento, sia chiaro: la battaglia di Lepanto è stata combattuta alla fine del Cinquecento. Dopo il Medioevo, della religione non importerà più molto alle classi dirigenti. Si dirà: noi europei, noi bianchi abbiamo ragione. A un’intolleranza se ne sostituirà un’altra.

Anche i nazionalismi attuali o l’aspirazione a entità territoriali ancora più piccole sembrano rispecchiare sistemi feudali medievali.

No, perché è vero che c’era un sentimento nazionale, particolaristico, ma non era dominante: l’identità cristiana era più forte. Un uomo medievale si considerava prima cristiano, poi cittadino del suo Comune. E’ la nostra modernità ad essersi costruita sulle nazioni, armate le une contro le altre. Il ritorno dei nazionalismi che ci preoccupa oggi vuol solo dire che con l’Europa siamo andati troppo veloci: dopo aver nutrito per secoli lingue, culture e l’idea di patria, abbiamo creduto che bastasse poco per sciogliere le nazioni nell’unità europea. Serve più tempo.

Professore, ammettiamo che il Medioevo sia il catino nel quale addensiamo tutte le negatività. Ma allora perché ci piace così tanto? Non sarà che ci attira perché prepara un’epoca di libertà, di individualismo, di creatività? Il sogno che ha dato il via all’avventura moderna?

Io credo proprio di sì. In ogni epoca la gente è stata spaventata e ha rimpianto il passato. Ma questo dipende dal fatto che non sappiamo gestire i cambiamenti. Noi non viviamo in un’epoca particolarmente terribile, se paragonata per esempio all’inizio del Novecento. Però, non sappiamo in che direzione stiamo andando. E la storia ci insegna che il futuro riserva brutte novità, ma non sono mai quelle che ti aspettavi. In questa epoca aperta, liberale, ogni cosa che non ci piace ci fa gridare: ritorna il Medioevo. E’ il sollievo che il Medioevo sia finito che ce lo fa piacere.

 

                   Alessandro Barbero           Sabrina Minardi