La menzogna nell’epoca del web

La menzogna nell’era del web

Manuale per capire l’invasione delle notizie false (e difendersi dal loro uso politico).

 

Nel supplemento di lettura “Robinson” de “La Repubblica” di domenica 5 febbraio 2017, alle pp. 14-19  sono stati pubblicati alcuni interessanti articoli su questo tema che negli ultimi tempi sta interessando seriamente l’opinione pubblica. Ecco un primo contributo, una specie di Biblioteca Minima per cominciare a costruire una terapia anti-fake. Oggi è un tema di grande attualità: lo stesso Obama, nell’incontro di Milano del 7 maggio 2017, ha insistito sulla necessità di formare una nuova generazione di leadership, fornendole gli strumenti per affrontare un futuro basato sul progresso e non sulla sofferenza umana. Veltroni, in un articolo sull’Unità del 28 maggio ci ha messo sull’avviso scrivendo che Internet è un luogo di comoda propaganda ma può diventare anche “il logorio moderno della democrazia”; una minoranza sparuta di odiatori in Rete non deve essere trasformata dai media in “senso comune”. E’ un errore gigantesco e pericoloso. Sono necessari  approfondimento contro fake-news, educazione contro pressapochismo, razionalità contro rabbia.

                                                        Gennaro  Cucciniello

 

                                      Biblioteca Minima

Alexandre Koyré: “Mai si è mentito tanto come ai nostri giorni. Né mentito in una maniera così spudorata, sistematica e costante. Si dirà: niente di nuovo! Ma la novità di oggi consiste nel fatto che abbiamo a che fare con delle cospirazioni sotto gliu occhi di tutti. E questa cospirazione sotto gli occhi di tutti –forma nuova e curiosa di gruppo d’azione, peculiare dell’epoca democratica, dell’epoca della civiltà delle masse- non è circondata da minacce. Perciò non ha nemmeno bisogno di dissimularsi”.  Da “Riflessioni sulla menzogna”, 1943.

Norberto Bobbio: “Contro le falsificazioni spetta all’uomo di cultura di far valere gli stessi procedimenti di accertamento di cui si vale nella sua attività. Contro il dogmatismo l’uomo di cultura deve difendere ed esercitare in qualunque situazione lo spirito critico. E quando il procedimento dogmatico è assunto dal potere politico come mezzo di governo, la resistenza contro il dogmatismo e la difesa dello spirito critico diventano per l’uomo di cultura un dovere, oltre che morale, politico”. Da  “Politica e cultura”, 1955.

Marshall McLuhan: “Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un’azienda privata o dare in monopolio a una società l’atmosfera terrestre. E qualcosa del genere è già accaduto”. Da “Gli strumenti del comunicare”, 1964.

Hannah Arendt: “La possibilità della menzogna completa e definitiva, che era sconosciuta nelle epoche precedenti, è il pericolo che deriva dalla moderna manipolazione dei fatti. Anche nel mondo libero, dove il governo non ha monopolizzato il potere di decidere e dire che cosa effettivamente è o non è, gigantesche organizzazioni di interesse hanno generalizzato una sorta di mentalità da ragion di Stato, che prima era circoscritta al trattamento degli affari esteri e a situazioni di pericolo”. Da “Verità e politica”, 1968.

Michel Foucault: “La verità non è al di fuori del potere. Ogni società ha il suo regime di verità, la sua “politica generale” della verità: i tipi di discorsi cioè che accoglie e fa funzionare come veri; i meccanismi e le istanze che permettono di distinguere gli enunciati veri o falsi, il modo in cui si sanzionano gli uni e gli altri; le tecniche e i procedimenti che sono valorizzati per arrivare alla verità; lo statuto di coloro che hanno l’incarico di designare quello che funziona come vero”. Da “Microfisica del potere”, 1977

Jean Baudrillard: “Nell’orizzonte della simulazione non solo il mondo è scomparso ma neanche la questione della sua esistenza può essere posta. E così viviamo in un mondo in cui la suprema funzione del segno è quella di far scomparire la realtà e di mascherare nel contempo questa scomparsa. Oggi l’arte non fa altro. Oggi i media non fanno altro. Dal momento che ogni cosa non vuole più propriamente essere guardata, ma vuole solo essere visualmente assorbita e circolare senza lasciare tracce”. Da “Il delitto perfetto”, 1995.

Ralph Keyes: “Nonostante i bugiardi ci siano sempre stati, una volta le bugie venivano pronunciate con una certa esitazione, con un pizzico d’ansia, un po’ di senso di colpa, di vergogna e con un minimo di remissività. Oggi, invece, da individui intelligenti quali siamo diventati, per manomettere la verità ci siamo fabbricati le motivazioni più solide, e così abbiamo messo a tacere i nostri sensi di colpa. Io chiamo tutto questo “post-verità”. Viviamo in un’epoca di post-verità”. Da “L’era della post-verità”, 2004.

Tzvetan Todorov: “Siamo convinti di decidere in piena autonomia; ma se tutti i più importanti media, dalla mattina alla sera e giorno dopo giorno ci inviano lo stesso messaggio, il margine di libertà si riduce parecchio. I nostri imperativi d’azione dipendono dalle informazioni che abbiamo sul mondo; ma queste, anche supponendo che non siano ingannevoli, sono state selezionate, scelte, raggruppate, elaborate in messaggi verbali o visuali per portarci a una conclusione piuttosto che a un’altra”. Da “I nemici intimi della democrazia”, 2012.

Umberto Eco: “I fatti sono quella cosa che, non appena li interpretiamo in modo sbagliato, ci dicono che a continuare così non si può andare avanti. Capisco che, come definizione dei fatti, questa possa scontentare molti, eppure non solo i filosofi ma anche gli scienziati procedono in questo modo. Se si tratta di andare sulla Luna l’interpretazione di Galileo funziona meglio di quella di Tolomeo”. Da “Pape Satàn Aleppe”, 2016.