Terremoto 1980: trenta anni dopo

Trenta anni dopo: riflessioni sul terremoto del 1980 e sulle sue conseguenze.

 

23 novembre 2010: sono passati trenta anni da quei giorni drammatici e dalla mia esperienza personale e familiare (a Bagnoli Irpino dal 24 al 26 novembre) ed istituzionale (ad Angri e nel Nocerino-Sarnese dal 2 al 13 dicembre). A quel tempo partecipavo a Venezia a Giunte di sinistra (PCI, PSI, PRI, PSDI) che amministravano sia il Comune che la Provincia. Ero tenuto, perciò, quale delegato del Sindaco, nei miei commenti sui media (giornali, radio e Tv) a garantire un equilibrio politico che diventava anche equilibrismo imbarazzante per me, poiché i tre partiti laici nell’area del sisma erano tutti impegnati in alleanze comunali di centro-sinistra con la Democrazia Cristiana.

Ora che tutto il panorama politico è stato rivoluzionato dagli eventi del 1992-’94 mi sento liberato da quei gravami e posso sviluppare alcune riflessioni, anche storicizzate, su quell’esperienza. Voglio approfondire due aspetti che mi sembrano rilevanti: la pratica della democrazia e la nascita della Lega Nord.

Nei giorni trascorsi ad Angri, Pagani e Nocera mi aveva colpito subito un dato politico ed umano: il modo con il quale i cittadini di quei territori si rivolgevano ai loro amministratori. Non erano cittadini che –consapevoli dei loro diritti e doveri- chiedevano ai responsabili dell’Amministrazione di far fronte con serietà e consapevolezza agli eventi e di provvedere anche ai loro bisogni elementari; erano invece, in grande maggioranza, persone che si rivolgevano come clienti ai loro patroni e chiedevano, privatisticamente, favori e concessioni. Io ero abituato a una pratica politica e civile diversa, a trattare con cittadini organizzati e responsabili. Sapevo che la zona nocerina aveva vissuto esperienze sindacali e politiche importanti, testimonianze e presenze di coscienza seria e matura. Ne deducevo che un costume di quel tipo avrebbe prodotto, a cascata, distorsioni gravi nell’uso del denaro pubblico che sarebbe servito per la ricostruzione, avrebbe favorito e incoraggiato il clientelismo e l’abuso incontrollato delle risorse, per di più in un’area con pesanti infiltrazioni camorristiche, avrebbe finito con l’inquinare anche le pratiche del ceto politico di sinistra.

Un altro fenomeno che aveva colpito e impressionato tutti, in quei giorni, era stato la travolgente ondata di solidarietà che aveva coinvolto l’Italia intera e che nel centro-nord del paese –allora amministrato nella quasi totalità da Giunte di sinistra- aveva determinato da parte di tanti Enti Locali (Regioni e Comuni, soprattutto) decisioni e organizzazioni di missioni di soccorso e di aiuto. Io stesso l’ho testimoniato, coi miei resoconti giornalistici, per il Comune e la Provincia di Venezia. Era stata una gara commovente: con impegni economici consistenti e prove di fratellanza umana e nazionale durate per mesi. C’è stata, negli anni seguenti, l’esperienza successiva tristissima di malgoverno degli investimenti, di abuso incontrollato, di scellerate malversazioni, di arricchimenti privati e collettivi, testimoniata dalla relazione finale della Commissione Parlamentare d’inchiesta, presieduta dall’allora on. Scalfaro. Si è constatato che la ricostruzione è costata al Bilancio dello Stato quasi 80mila miliardi di lire, contribuendo potentemente alla crescita abnorme del debito pubblico nazionale.

Tutto questo ha determinato nelle regioni settentrionali italiane un contraccolpo durissimo, anche psicologico, culminato in un moto di delusione profonda e di dura reazione: la solidarietà spontanea si è trasformata in un serio atto di accusa. Non più inviti alla responsabilità, visti come inutili, ma denuncia del comportamento di classi dirigenti meridionali che facevano dell’assistenzialismo di Stato una leva potente del proprio malgoverno, della propria inefficienza, della propria corruzione. Mi sembra evidente, ed è confortato da una constatazione  anche cronologica, che l’emergere, con il successo della Lega Nord, della “questione settentrionale” è dovuto anche al concatenarsi di altri importantissimi fattori, nazionali (la scomparsa dei grandi partiti storici che unificavano l’Italia dal governo e dall’opposizione) ed anche internazionali ( la caduta del Muro di Berlino, la fine della “guerra fredda”, la globalizzazione, per esempio) che non posso qui esaminare nei dettagli, ma voglio testimoniare, anche personalmente, che il contraccolpo dell’esperienza di ricostruzione post-terremoto in Campania e Basilicata è stato devastante nelle terre del Nord e ha determinato, oltre a serie conseguenze politiche, una diffusa insofferenza per i comportamenti indegni e irresponsabili di quelli che l’opinione pubblica ha definito “cacicchi corrotti”, del loro groviglio indegno di imbrogli e di sciatteria, come è dimostrato anche dalle cronache degli ultimi giorni.

 

                                                                       Gennaro  Cucciniello