Da dove è nato il Big Bang? Il vuoto creativo
Ne “La Lettura” del 27 aprile 2025, alle pp. 2-5, Marco Ventura guida un bel dibattito tra il fisico Guido Tonelli e il teologo Vincenzo Paglia. Ai primi di marzo scorso è uscito il nuovo libro di Guido Tonelli, “L’eleganza del vuoto. Di cosa è fatto l’universo”.
Perché dedicare un libro al vuoto?
TONELLI. Da decenni la scienza contemporanea era in grado di descrivere il Big Bang, ma non da dove era nato. Il modello cosmologico basato sul Big Bang presentava questa debolezza. Non c’era soluzione perché si immaginava che fosse necessaria una enorme quantità di energia per produrre l’universo.
Invece?
TONELLI. La soluzione è strabiliante. Misurando con cura l’energia globale dell’universo grazie all’astrofisica di precisione è risultato che essa è pari a zero. Ora, zero è l’energia dello stato di vuoto. Se l’universo è uno stato di vuoto perché ha energia nulla, momento angolare nullo e carica nulla, cioè gli stessi numeri quantici del vuoto, allora siamo in presenza di una trasformazione, di una metamorfosi. Il Big Bang è una metamorfosi del vuoto.
Di cui lei esalta la bellezza.
TONELLI. La bellezza del vuoto che si trasforma. Oggi è primavera, vedo fiori, piante, uccelli, il cielo, le nuvole. Tutto è assolutamente meraviglioso. E’ davvero qualcosa di straordinario che uno stato di vuoto apparentemente poco significativo, poco interessante, poco colorato, si possa presentare nella forma meravigliosa che abbiamo di fronte agli occhi.
Di qui l’idea del libro.
TONELLI. Lo devo dire a tutti, ecco, mettiamola così. Devo dire a tutti questa meraviglia. Voglio condividerla con la mia polis, la mia comunità, gli amici, i fratelli, le persone che mi conoscono, perché è una cosa troppo bella.
Siamo molto lontani dal racconto della creazione come passaggio dal nulla a qualcosa.
PAGLIA. Questo libro è in fondo l’approfondimento del precedente di Tonelli, “Genesi. Il grande racconto delle origini”, Feltrinelli, 2019. Perché c’è il mondo e non il nulla? Io farei qui una distinzione tra il vuoto e il nulla. La domanda sul perché prima non eravamo e ora siamo vale egualmente per il mondo. Prima del Big Bang cosa c’è?
Per l’ennesima volta la scienza sfida la teologia?
PAGLIA. Questa domanda mi suggerisce una sorta di matrimonio stretto tra la cosmologia e la teologia. Sono due dimensioni che in qualche modo si richiamano, si incrociano. Perché tale è la meraviglia, tale è l’altezza e la profondità degli interrogativi.
Non c’è bisogno di buttare via la Genesi.
PAGLIA. La Genesi è l’ultimo libro del Primo Testamento a essere stato scritto, non il primo. Di fronte alla storia del popolo di Israele, di fronte agli accadimenti del mondo, quel Dio che ha parlato ad Abramo, non è forse il Dio che ha fatto tutto? In questo senso, c’è una dimensione culturale, teologica, che va oltre il credente, o la credenza, per abbracciare la realtà di questa meraviglia che tutti noi proviamo. C’è come una sorta di somiglianza tra quello che ora diceva Tonelli, “che meraviglia la primavera”, e la meraviglia di Dio stesso dopo aver creato: “E vide che era molto bello”.
Non è affatto facile –tuttavia- riconciliare lo sguardo del fisico e lo sguardo del teologo.
PAGLIA. La meraviglia di fronte al creato ha una doppia valenza. E’ fisica e metafisica, preferisco dire fisica e teologica. Credo che la teologia non possa fare a meno della cosmologia, come del resto mostra la storia della filosofia e della teologia. Anzi, a mio parere in questo momento singolare della storia dobbiamo recuperare quel legame tra scienza e fede, tra teologia e cosmologia, che è stato spezzato. E’ il tempo di recuperarlo se vogliamo comprendere il senso del nostro esistere e della realtà che viviamo.
“Il vuoto quantistico non è il nulla”, si legge nel libro. E ancora: “Il vuoto assoluto non è possibile”.
TONELLI. Uno dei motivi per cui noi uomini di quest’epoca, anche noi scienziati che pure disponiamo di strumenti matematici più avanzati, abbiamo difficoltà ad accettare che l’universo sia nato dal vuoto, che ancora oggi sia uno stato di vuoto, è questa associazione tra vuoto e nulla che nasce dal dibattito filosofico, dai primi sapienti greci, dalla discussione tra essere e non essere, e che ha attraversato la filosofia di tutta l’epoca moderna. Questa idea di nulla ci ingombra, ci ingombra la visuale. L’associazione tra vuoto e nulla ci impedisce di vedere. Per capire realmente i concetti di cui stavamo parlando bisogna superare questo pregiudizio, il pregiudizio che il vuoto sia il nulla.
Se non è il nulla, cos’è il vuoto, allora?
TONELLI. Il vuoto è uno stato materiale che ribolle di possibilità. Dal punto di vista tecnico è uno stato in cui ci sono fluttuazioni dovute al principio di indeterminazione. Sappiamo estrarre particelle e anti-particelle dal vuoto, percuotendolo con l’energia. E’ un meccanismo che è in funzione ogni giorno negli acceleratori come quello del Cern.
Verrebbe da pensare che gli scienziati siano ormai autosufficienti.
TONELLI. Gli scienziati che esplorano queste strade e gli uomini di chiesa che sviluppano una teologia sempre più raffinata e al passo con i tempi, hanno risposte forse anche diverse, ma alla stessa domanda, alle stesse questioni. Questo vale anche per i filosofi, per gli artisti, per tutte le persone che si interrogano sul senso di questo universo materiale e della nostra esistenza al suo interno. Sono questioni con cui io mi sento a casa, persone di cui mi sento amico, fratello. Da loro posso ricavare spunti e suggerimenti. E io posso cercare di dare loro spunti e suggerimenti. Senza pretendere di avere la verità in tasca, ma cercando di costruire il dialogo più fruttuoso possibile.
Come combinare, però, l’approccio scientifico col mistero?
TONELLI. L’esperto di mistero qui è Vincenzo. Io sono ateo, l’ho detto in alcune occasioni e lo ribadisco qui. Ma il fatto di credere in Dio, di avere fede, di affidarsi a un essere sovrannaturale, in quanto tale è per definizione al di fuori dell’indagine scientifica. Gli scienziati possono indagare la natura. Non possono indagare nulla che non sia all’interno della natura. Ciò consente tra noi un dibattito libero, aperto, fraterno, prorpio perché c’è una convenzione iniziale che nessuno ha intenzione di mettere in discussione e che ci permette di andare a fondo delle questioni.
PAGLIA. Sono totalmente d’accordo sull’urgenza di questa fraternità. Credo che i teologi e i credenti abbiano bisogno di capire ancora meglio la bellezza del creato. Dall’interno. Una fede consapevole è una fede che riesce a relazionarsi in modo fraterno con la ragione. Il senso del mistero coinvolge tanto la fede quanto la ragione. La nostra fraternità è contro la pretesa prometeica di possedere tutto, contro la pretesa, fposso dire sul versante cristiano, di mettersi al posto di Dio, di essere creatori e non creature,
In che senso il vuoto dello scienziato la spinge in questa direzione?
PAGLIA. L’analisi di Guido mi fa capire ancora di più la grandezza di Dio e la povertà di ciascuno di noi. Il fatto che la Terra sia un punto minuscolo rispetto allo squadernarsi enorme degli universi mi fa riscoprire l’umiltà di fronte alla creazione. Vuol dire che l’uomo non può ritenersi il padrone assoluto, il predatore dell’universo. Deve piuttosto conoscerlo ed esserne responsabile.
TONELLI. Mi piace sottolineare questo fatto. Che grazie alla scienza gli umani possono apprezzare ancora di più la grandiosità dell’universo materiale di cui facciamo parte. Vincenzo citava le dimensioni: cento miliardi di galassie, ciascuna con cento miliardi di stelle attorno a cui ruotano decine di pianeti. Numei che fanno girare la testa. Ma la scienza ha anche scoperto una dozzina di anni fa che il nostro universo materiale è un meccanismo veramente delicato e prezioso. Se capisci il meccanismo che tiene insieme un granello di sabbia, quel vuoto elettrodebole che produce masse ai quark, ai gluoni, li fa legare insieme… capisci che anche il fango della Bibbia da cui si produce Adam è qualcosa di prezioso prima che si produca Adam. Non so se mi spiego. Non si tratta più di qualcosa di vile che si trasforma in qualcosa di nobile, perché era questa l’immagine che avevamo, no?
PAGLIA. Sì.
TONELLI. E’ già prezioso, è già meraviglioso il fango, perché i meccanismi materiali che la scienza contemporanea ha identificato hanno trovato insieme questo elemento di fragilità e di grande preziosità anche nelle forme materiali più comuni, quelle che noi abitualmente non consideriamo.
Si profila un cambiamento di paradigma.
TONELLI. Di queste cose discutiamo noi, ora, ne discutono forse altri cento scienziati, ma sono sicuro che tutto ciò cambierà il modo di vedere il mondo materiale. L’uomo è disperato perché vorrebbe essere lui il produttore di tutto, da lì il narcisismo, da lì l’arroganza, da lì la predazione, io sono Dio, questa follia che ha preso il mondo. La scienza ci dice il contrario. Ci dice che sì, possiamo forse arrivare a capire alcune cose, ma più andiamo a fondo, più ci rendiamo conto di quanto noi siamo veramente ingranaggi di un meccanismo prezioso in tutti i suoi elementi, anche quelli che per millenni abbiamo considerato umili e di poco significato.
PAGLIA. Questa concezione costringe il teologo e anche in genere la filosofia a un cambiamento della concezione dell’uomo stesso. Emerge un nuovo umanesimo che chiamerei planetario, che costringe l’uomo a riscoprire la fraternità che lo lega alla polvere, al fango, al mondo biologico, al mondo cosiddetto inanimato. Me lo lasci dire in maniera francescana. Davvero tutto è fratello e sorella, anche il Sole, la Luna, la Terra, persino la morte. Come anche gli uomini e le donne.
Deve anche cambiare la visione di Dio?
PAGLIA. Io credo di sì. Spesso coloro che si dicono atei non credono in un Dio che non c’è. Che non esiste. L’orologiaio del mondo. Colui che sta lì a interferire sulla libertà che lui ci ha dato. Il Dio della Bibbia non è il Dio che rinnega la libertà che ha dato all’uomo e si mette al suo posto. L’uomo non è una fotocopia di Dio. Non è un replicante. Quando la scienza mi dice che questo universo, o questi miliardi di universi, continuano a espandersi, io devo ri-capire sia Dio sia l’uomo.
Come farlo, però?
PAGLIA. L’uomo e Dio stesso non sono immobili, ma sono generanti, generativi. E qui c’è il grande mistero. Se Dio è generativo, anche la sua “creatura” è creativa. Quindi c’è un legame stretto tra il creato, l’uomo, gli animali, i minerali fino alla più piccola particella. Tutto è a immagine di Dio, non solo l’uomo.
Non ci stiamo forse avvicinando a una sorta di panteismo?
PAGLIA. Questo è da evitare.
Ma non è proprio il Dio personale cristiano che è messo in crisi dalla nuova conoscenza del mondo? Non le sembra che il panteismo, in cui il divino è diffuso in tutte le cose, sia più adatto al mondo quantistico?
PAGLIA. Il Dio della Bibbia è insieme personale e accompagnante il tutto.
Quindi il nuovo quadro non mette in discussione quel Dio?
PAGLIA. Anzi, questo nuovo quadro rende ancora più comprensibile e più ragionevole l’armonia della creazione che dobbiamo preservare, altrimenti non avrebbe senso alcuno l’esserci. Certo, l’esserci è limitato. Si pone il problema del limite. E’ insito nella creazione. L’esserci non può essere assoluto.
Nel libro si legge di un “vuoto benevolo”, ma anche di una “catastrofe del vuoto elettrodebole”. Come va intesa questa catastrofe?
Tonelli. Come la madre di tutte le catastrofi. Non ci aspettavamo che il vuoto elettrodebole fosse instabile, perché è un equilibrio che è in piedi da 13,8 miliardi di anni. Quindi sta funzionando perfettamente, non ci sono perturbazioni significative di nessun genere. Abbiamo però scoperto con nostra grande sorpresa che il vuoto non è ultrastabile. E’ invece in uno stato cosiddetto metastabile. Vuol dire che si può anche rompere. Nessuno può escludere che ci siano fenomeni così violenti da mettere in gioco energie talmente spropositate da rompere il vuoto elettrodebole, cioè da far crollare questo equilibrio delicato e trasformare il vuoto elettrodebole, che è un falso vuoto, nel vuoto vuoto.
Torneremo al Big Bang?
TONELLI. Tutta la materia tornerebbe allo stato primigenio. Come nei primissimi istanti dopo il Big Bang. Senza il vuoto elettrodebole, la materia può esistere, ma non può esistere la materia aggregata, organizzata, in forme materiali.
Che lezione ne trae?
TONELLI. Ci sono due elementi fondamentali. Il primo è il pregio delle strutture materiali. Anche la struttura materiale più infima è intrinsecamente preziosa. Il secondo è che la materia è fragile. Si può rompere. Non la puoi dare per scontata. Per migliaia di anni ci siamo sentiti la parte più fragile, quasi ci siamo vergognati di essere così caduchi, mentre i grandi oggetti materiali li abbiamo sempre considerati eterni, li abbiamo anche divinizzati. Ecco, ora si scopre che c’è un destino comune. Non c’è forma materiale organizzata la cui intrinseca fragilità non possa condurre alla disgregazione. Questo cambiamento di visione non può non avere conseguenze.
Possiamo già immaginarle?
TONELLI. Dopo essere andati negli spazi cosmici dobbiamo tornare sulla Terra e guardare ai nostri conflitti, alle nostre miserie, alla nostra disperazione, con occhi diversi. Quando la scienza cambia la visione del mondo e della materia, devono cambiare per forza anche i rapporti tra gli umani. Devono cambiare le regole etiche, politiche, sociali, le forme con cui ci organizziamo. E’ come se dicessi a tutti con i miei libri: attenzione, diamo uno sguardo al futuro con gli occhi della scienza, torniamo al presente con quegli occhi e chiediamoci se ha senso come ci stiamo comportando. Oppure se dobbiamo rapidamente cambiare atteggiamento.
PAGLIA. Guido ha chiarito un punto cruciale. Che è quello della destinazione. Se la destinazione è comune, perché ci facciamo le guerre? Perché divarichiamo le diseguaglianze al punto di distruggerci? Perché non riscopriamo una fraternità positiva? Di fronte alle spinte disgregatrici di questo tempo, noi dovremmo riscoprire le spinte unitive.
E’ una questione socio-politica o anche teologica?
PAGLIA. Per noi cristiani la destinazioneè il dono della pienezza dell’universo. Oggi purtroppo la teologia, soprattutto l’escatologia, la teologia dei tempi ultimi, è muta, non sa che dire, mentre noi dovremmo riaffermare la risurrezione del fango, della carne. Ma la risurrezione della carne come affermata nel cristianesimo è anche la risurrezione dell’universo, del mondo intero. Non si salva solo lo spirito. Si salva anche il mondo, si salvano anche gli animali, anche le particelle… In questo senso, a mio avviso, l’amicizia tra la cosmologia e la teologia si esalta. Diventa la storia di un’amicizia non in balia del destino, ma con una destinazione.
Chiudiamo sull’analogia proposta nel volume tra le cattedrali gotiche, che racchiudono il vuoto per celebrarne la sacralità, e i grandi acceleratori di particelle, nei quali l’autore vede “le cattedrali del vuoto” di oggi.
TONELLI. Mi ha sempre intrigato la ragione profonda per cui nelle cattedrali gotiche si puntava a riempire di vuoto la casa di Dio. Maggiore è il vuoto dentro la cattedrale, più convinta è la spinta verso l’alto. Ho scelto volutamente questa analogia. E’ chiaramente una forzatura da parte mia. E’ come se in questa spinta dinamica verso l’altissimo ci fosse il riconoscimento dell’importanza del vuoto come elemento generativo dell’universo stesso. Una prefigurazione inconsapevole di quello che la scienza ha scoperto mille anni dopo.
PAGLIA. Le cattedrali gotiche sottolineano la dimensione mistica che è quasi l’annullamento dell’umano. Dio è tutto.
TONELLI. Sì, esatto.
PAGLIA. Penso alla recente riapertura di Notre Dame di Parigi dopo l’incendio e il crollo. Quella chiesa restaurata non va intesa come una sorta di ritorno dell’egemonia del cristianesimo. La penserei invece come una promozione, un accoglimento dell’umano. Tutti quelli che sono entrati in quella cattedrale hanno alzato la testa verso l’alto. Di fronte al suono dell’organo tutti sono stati come avvolti dalle onde. In questo senso sono convinto che una nuova alleanza tra la fisica quantistica, la scienza, la cosmologia e le religioni ci dovrebbe aiutare a comprendere la responsabilità che tutti abbiamo, ciascuno della vita dell’altro.
TONELLI. Della custodia di ciò che tu chiami creato e io chiamo natura.
PAGLIA. Del mondo. Nessuno si può salvare da solo perché siamo tutti legati e per questo vedo la destinazione finale come il compimento di quel pugno di terra che già conteneva tutto. Questa è la contemplazione. La finitezza, la debolezza, la fragilità, è connaturata. Non possiamo pretendere oggi che il male, i disastri, i drammi scompaiano come d’improvviso. Però in questo l’uomo, per la sua consapevolezza, ha una responsabilità da esercitare.
TONELLI. Può scegliere.
Guido Tonelli Vincenzo Paglia Marco Ventura