Facciamo i conti in tasca a tutti noi. L’IMU e le sue sorelle.

Facciamo i conti in tasca. L’IMU e le sue sorelle.

 

Parto da un esempio personale per arrivare a considerazioni politiche generali sulla situazione italiana facendo due semplici conti.

La mia prima casa: 670 € di rendita catastale, aliquota 0,4 per mille, nel 2012 ho pagato 250 € di IMU. Nel 2006, con la vecchia ICI, avevo pagato 348 €. Nel 2007, dopo la parziale riforma del governo Prodi, avevo pagato 248 €, risparmiando così 100 €. In sostanza, Monti ha ripristinato le misure di Prodi. Conosco tante persone che, con rendita catastale bassa –diciamo fino a 400 €-, non hanno pagato alcuna tassa sulla prima casa. Ora Berlusconi –già scatenato in propaganda elettorale- dice che vuole abolire l’IMU sulla prima casa: vuole ripetere la stessa mossa del 2008, incurante delle conseguenze che quella decisione provocò a cascata sugli equilibri dei bilanci dei Comuni e dello Stato, e senza ricordare che la reintroduzione della tassa sulla prima casa era stata promessa dal suo governo a fine ottobre 2011 nell’estremo tentativo di recuperare credibilità all’estero. L’IMU sulla prima casa può essere ridotta e il suo importo deve essere trasferito quasi interamente nelle casse dei Comuni ma non deve essere concesso alcuno spazio alla demagogia di Tremonti e Berlusconi.

La mia seconda casa: 526 € di rendita catastale, aliquota 1 per mille, ho pagato 884 € di IMU. Nel 2011 ne avevo pagati 386; quindi quest’anno ho pagato quasi 500€ di più. Pertanto è corretto dire che è stata realizzata una piccola patrimoniale immobiliare. Non mi lamento perché accetto l’idea che si debba contribuire al risanamento finanziario dell’Italia in base alle proprie risorse, anche se mi arrabbio molto quando vedo con quale disinvolta arroganza viene sperperato il patrimonio pubblico tra sprechi ed evasione fiscale.

Due conclusioni: 1- Non è accettabile il gridare, su questo tema, alla macelleria sociale. Si è avviato, invece, un processo corretto di riequilibrio dei conti, del tutto in linea con la tassazione in vigore in Europa.    2- D’ora in avanti i cittadini devono prestare molta più attenzione ai criteri e ai consuntivi dei bilanci pubblici per definire le priorità, punire gli sperperi e le dissipazioni, eliminare i privilegi, bocciare col voto le consorterie e gli inganni. Facciamo tutti pubblicamente i nostri conti e facciamoli pesare, chiediamo conto.

Una riflessione finale. Negli ultimi anni nei partiti e nelle istituzioni sono cresciuti e si sono insediati –pur con le dovute e necessarie precisazioni- tanti personaggi che si sono distinti per cialtroneria e malversazioni: una casta digerente più che una classe dirigente. Non solo non hanno incarnato quegli ideali di passione e di dedizione, di impegno e di convinzioni che ci si aspetterebbe da chi si pone al servizio della cosa pubblica e che pure sbandieravano ipocritamente in modo ostentato. Hanno fatto ben altro: hanno usato il voto come merce di scambio distribuendo favori alle loro clientele, servendosi del pubblico denaro e trattenendo cospicue tangenti per sé, hanno fatto mercato di se stessi offrendosi in libera compravendita al Trimalcione di turno, hanno prostituito l’antica dignità parlamentare affermando che Ruby era nipote di Mubarak, hanno dimostrato un profondo disprezzo per i cittadini con gli allegri consumi di una politica che scarica su di loro perfino l’acquisto di uno spazzolino da denti, di leccalecca, di caffè e brioches al bar, pur disponendo di stipendi altissimi e di benefit sproporzionati. Una politica pervertita, divenuta per molti solo un mestiere, un sistema di collocamento ad alta rendita e nel quale –devo ripetermi- sono spariti i valori, gli ideali, le tradizioni, la difesa degli interessi legittimi dei cittadini. C’è stato un abuso privato del denaro pubblico e la rappresentazione esemplare di una politica ridotta a festa onnipotente ed esibizione impunita, come più volte è stato denunciato da commentatori autorevoli. Non deve essere più possibile continuare a concepire i partiti come una questione personale, praticare la rissa come propaganda politica, usare televisioni e giornali come armi contundenti per fomentare un clima di guerra civile.

Nessuno in Europa e nel mondo è disposto più a tollerare le spacconate, la demagogia degli slogan, l’inclinazione alle scorciatoie furbesche e menzognere, agli inganni e alle macchiette (che sono ancora tanta parte della campagna elettorale di Berlusconi). La politica deve essere capace di rinnovarsi, di cambiare, di dare risposte vere che si occupino del malessere presente e ci parlino di un futuro ricco di speranze. Riformare l’Italia per cambiare l’Europa, quasi un foglietto di appunti. I nostri ritardi strutturali e ormai patologici non derivano solo dalla concorrenza internazionale ma soprattutto dalla nostra incapacità e mancanza di volontà: sono il debito pubblico, l’inefficienza della pubblica amministrazione, la scarsa propensione al rischio e all’innovazione degli imprenditori, il sistema finanziario inadeguato, il sistema formativo obsoleto, un mercato del lavoro troppo rigido e inadatto a un’economia aperta, il devastante divario nella redistribuzione del reddito tra lavoratori dipendenti con imposte trattenute e lavoratori autonomi su cui la pressione fiscale dipende dalle loro dichiarazioni. Con l’adozione dell’ euro noi italiani, ceti dirigenti soprattutto, non abbiamo percepito che dal punto di vista economico siamo tenuti a comportarci come le virtuose regioni tedesche e che, non facendolo, non reggiamo all’impatto di una moneta sempre più forte, l’euro-marco che portiamo in tasca. Per contro, nella nostra stragrande maggioranza ci siamo comportati come ai tempi della lira ed abbiamo espresso una cultura e una filosofia di vita appartenenti al bel tempo della finanza allegra e del debito crescente accumulato sulle spalle di figli e nipoti. Solo in questo ultimo anno la crisi dei debiti sovrani ha costretto gli Stati dell’euro-zona a un più severo controllo dei bilanci e noi italiani abbiamo avuto bisogno dell’arrivo di Monti per recuperare credibilità e prestigio internazionali.

Il principio di responsabilità implica invece il primato dell’analisi, della definizione razionale di obiettivi e programmi, che si ritengono rispondenti, appunto, all’interesse comune, sulla base di trasparenti calcoli costi-benefici e la messa tra parentesi di ogni altra finalità. Il politico de-responsabilizzato non produce più né analisi né programmi e neppure utopie ma narrazioni fantastiche, spettacoli, irresponsabili per natura. Non sono bugie ma invenzioni. La scena sostituisce la realtà. Da giovane mi insegnavano che la politica doveva essere etica della responsabilità: capire un problema e verificare e spiegare in modo comprensibile la sua soluzione. Questo deve tornare ad essere.

Gennaro Cucciniello

 

                                                                      

 

In data 12 dicembre 2014 aggiorno i miei conti in tasca alla luce dei pagamenti fatti quest’anno, in conseguenza delle decisioni assunte nel 2013 dal governo Letta: 1° casa, Tasi, 158€. 2° casa: Imu, 1080€, Tasi, 79€. In totale, nel 2012 avevo pagato 1134€, nel 2014 pago 1238€. La “patrimonialina” continua e si aggrava: in queste condizioni come si fa a mantenere una casa comprata spesso per tornare a fare vacanza nel paese natale, accanto alle tombe dei propri genitori e per chiacchierare con i vecchi amici? In contemporanea, anche gli scandali sono aumentati, la dissipazione del pubblico denaro si è ingrossata, la corruzione sta facendo strage dei partiti e delle istituzioni, la criminalità ha penetrato l’amministrazione come mai prima, dalla crisi non si riesce ad uscire.

In data 7 marzo 2017 aggiungo un’altra notazione. Con delibera dell’Autorità per l’energia, in vigore dal 1 gennaio 2017, “per i clienti domestici non residenti l’incremento del peso delle quote fisse -nella bolletta elettrica- sarà maggiore (…); il peso delle quote fisse sarà maggiore per le abitazioni poco utilizzate, quindi con bassi consumi annui di energia”. In concreto. Mia bolletta elettrica del 2 marzo 2017: consumo F1 0; F2 0; F3 0. Da pagare: € 47,92. La casa è chiusa dal 22 settembre 2016. Ho staccato l’interruttore. Nei dettagli: spesa per la materia energia  € 7,06; Spesa per il trasporto e la gestione del contatore € 14,00; Spesa per oneri di sistema  € 22,50. La delibera aggiunge che per le utenze non residenti l’importo da pagare, senza alcun consumo, sarà di 135 € annui.Il quadro ormai mi sembra esauriente. La casa dovrà essere venduta.