Vi svelo il trucco di Harry Potter

Vi svelo il trucco di Harry Potter

 

Un manoscritto rifiutato dodici volte, un editore che decide di scommettere sul libro della sconosciuta J. K. Rowling e lo vede trasformarsi in una saga da 450 milioni di copie. Quell’editore si chiama Nigel Newton. Il giornalista Enrico Franceschini lo ha incontrato a Londra a vent’anni dall’inizio della grande magia.

 

“E’ cominciato tutto con una bambina”. Come in una favola, entrare nella palazzina di stile georgiano al numero 50 di Bedford Square equivale a prendere un treno al binario 9 e ¾ della stazione di King’s Cross: hai l’impressione di varcare i confini della realtà e di mettere piede in un mondo immaginario. Sobrio ed austero alle spalle del British Museum, l’edificio ospita la sede della Bloomsbury, la casa editrice indipendente che esattamente vent’anni fa pubblicò un libro su un occhialuto maghetto di nome Harry Potter e da allora si è trasformata in un’inesauribile miniera d’oro.

Lanciato con una tiratura iniziale di appena 500 esemplari, quel primo romanzo di J. K. Rowling ha messo in moto un fenomeno che oggi ha raggiunto 450 milioni di copie vendute in 79 lingue, ispirato una serie cinematografica d’altrettanto successo, un musical in due parti che continua a fare il tutto esaurito in un teatro del West End londinese e fruttato alla sua autrice un patrimonio (650 milioni di sterline, circa 800 milioni di euro) doppio di quello della regina Elisabetta. Ed è cominciato tutto da qui, ricorda Nigel Newton, fondatore e amministratore delegato della Bloomsbury: o meglio dalla camera da letto di Alice, sua figlia, che allora aveva otto anni.

E’ una storia entrata nella leggenda dell’editoria, mister Newton, ma vuole raccontarcela un’altra volta?

Il manoscritto di “Harry Potter e la pietra filosofale”, primo volume della saga, era stato respinto da dodici editori. L’agente di J. K. Lo inviò al curatore della nostra collana per l’infanzia, che lo presentò alla riunione settimanale del nostro comitato editoriale. Decisi di prenderne con me qualche capitolo, lo portai a casa e lo diedi a mia figlia, a cui mi affidavo spesso per un giudizio.

Perché si fidava così tanto di lei?

Il motto della nostra casa editrice era pubblicare “libri per bambini, che piacciono ai bambini”: non necessariamente imposti dai loro genitori, insegnanti, educatori. E mia figlia, dopo essersi rinchiusa in camera sua, corse a dirmi che non aveva mai letto niente del genere. Era rapita, conquistata, affascinata: così tanto che insistette per leggermene subito alcune pagine ad alta voce.

E a questo punto lei che fece?

Il mattino seguente tornai in casa editrice e dissi che lo avremmo acquistato. Offrimmo 1500 sterline, che dopo un po’ di tira e molla con l’agente diventarono 2500. Una cifra irrisoria, con il senno di poi. Ma eravamo una piccola casa editrice, da me creata dieci anni prima con una specie di colletta tra investitori amici, per cui andavamo cauti con le spese.

La prima tiratura, anche questo è un dettaglio entrato nel mito, fu di poche centinaia di copie.

Cinquecento, per la precisione.

Diventò subito un bestseller?

Accadde gradualmente. Lo pubblicammo il 26 giugno 1997. Si capì immediatamente che funzionava, ma non quello che sarebbe diventato. A Natale aveva raggiunto le 30mila copie vendute: già un grande risultato per un libro di un esordiente ma non ancora un evento senza precedenti.

Quando si accorse di avere in mano una miniera d’oro?

Il libro continuava a crescere, diffuso dal passaparola che gli facevano i suoi lettori: cioè altri bambini come mia figlia Alice. Un anno più tardi, nel giugno ’98, arrivò a 100mila copie. Un anno dopo, giugno ’99, a 1 milione. Fu quello il momento in cui compresi che era qualcosa di unico, di straordinario.

Come hanno influito i film che ne sono stati tratti?

Il primo film uscì tre anni dopo la pubblicazione del primo libro. Ampliò il tipo di lettori: se prima Harry Potter vendeva nelle librerie e in certe aree urbane, il cinema portò il libro nei supermarket, tra un pubblico più ampio e generico, dappertutto. Trascinato dal film, Harry Potter e la pietra filosofale tornò al numero 1 della classifica dei bestseller. Ma qualche settimana dopo al numero 1 ci arrivò anche “Harry Potter e la camera dei segreti”; e dopo qualche altra settimana fu il terzo libro della serie, “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”, ad andare in vetta. Insomma, i film crearono un effetto a cascata, perché la gente correva a leggere il primo libro della serie, poi voleva leggere il secondo, quindi il terzo, e così via.

E nel frattempo c’erano state le traduzioni.

Le prime in Europa: in Germania, Italia, Francia. Poi in tutto il mondo. Siamo arrivati a quasi un’ottantina di traduzioni e non abbiamo ancora smesso. Le ultime sono state in hindi. Se non contiamo quelle che abbiamo fatto in latino e in greco antico.

C’è gente che vuole leggere Harry Potter in latino e greco antico?

Se sei un insegnante che insegna lettere antiche, cosa c’è di meglio di un testo che gli alunni conoscono già e amano?

Chi c’è tra il mezzo miliardo di lettori di Harry Potter?

C’è di tutto: bambini, ragazzi, giovani adulti e adulti. Grandi e piccini, come si usa dire. I grandi all’inizio lo hanno cominciato a leggere ai propri figli oppure perché incuriositi dall’entusiasmo dei propri figli. Ma con il passare del tempo Harry Potter è diventato un libro che travalica ogni categoria, un libro per tutte le età, come Peter Pan. Lei è mai stato al binario 9 e ¾ alla stazione di King’s Cross?

Ci sono passato davanti anche ieri per prendere un treno.

Allora avrà visto che a fare la fila per fotografarsi nella posa di Harry che attraversa il muro e prende il treno per la scuola di magia di Hogwarts non ci sono soltanto bambini o ragazzi: ci sono trentenni, cinquantenni, sessantenni come me e oltre. Dopodiché gli stessi vanno nell’adiacente negozio di souvenir su Harry Potter a comprarsi qualcosa. Perciò abbiamo fatto edizioni con una copertina diversa da quella per l’infanzia, una copertina da adulti, e vendono benissimo pure quelle.

Qual è, secondo lei che li ha scoperti, la forza di questi libri?

Vi contribuiscono tanti elementi. Harry Potter trasporta il lettore nell’universo dei bambini, proponendo uno scontro fra bambini e adulti che è un archetipo della narrazione di tutti i tempi. Contiene un ingrediente di malvagità, di tenebre, fin dalle prime pagine: un bambino che ha perso i genitori. Ma contiene anche una buona dose di umorismo. E inoltre la qualità della scrittura, una qualità che del resto la Rowling ha dimostrato anche negli altri libri che ha scritto, quelli non su Harry Potter, ricevendo unanimi lodi dalla critica.

Quale è il suo preferito tra i sette?

Il terzo, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Forse perché è a mio parere il più spaventoso.

Oltre a renderla molto ricca, che conseguenze ha avuto Harry Potter per la Bloomsbury?

Ci ha permesso di espanderci, di investire in altri campi, dai libri accademici (abbiamo appena acquisito la Osprey, una casa editrice di libri di storia) all’editoria digitale. Ma il principio sul quale l’abbiamo fondata, pubblicare libri della più alta qualità e portare la qualità in un mercato di massa, non è mai cambiato. Un’altra conseguenza è che ci ha spinti a cercare sempre di più romanzi di nuovi scrittori di talento.

Ma lei è consapevole che non incontrerà mai più un libro come Harry Potter?

Sì, ne sono consapevole. Non ne incontrerò un altro così io e non lo incontrerà nessun altro editore per molto, molto tempo. Harry Potter rappresenta probabilmente qualcosa di irripetibile. Oggi l’unico libro altrettanto diffuso al mondo è la Bibbia: come termine di paragone dovrebbe essere sufficiente. Ciò non significa che alla Bloomsbury non siamo orgogliosi degli altri scrittori che pubblichiamo, tra cui Khaled Hosseini, l’autore di Il venditore di aquiloni”, Michael Ondaatje, autore di “Il paziente inglese” e Sarah Maas, autrice di una serie di romanzi per giovani adulti con protagonista una giovane avventurosa, che hanno già venduto più di 4 milioni di copie e sono stati opzionati per farne un film e un videogioco.

Da editore di Harry Potter: come si riconosce un bestseller?

E’ questione di istinto, cioè una reazione di pancia, di esperienza, cioè una reazione di cervello e, anche, non dimentichiamolo, di fortuna. Del resto si dice che Napoleone interrogasse i suoi generali per valutare se erano uomini fortunati, più che abili strateghi.

Che consiglio darebbe a una anonima J. K. Rowling odierna?

Di continuare a scrivere e riscrivere, per rendere il suo libro il meglio che è possibile. Di aspirare all’eccellenza e all’originalità. E di cercarsi un buon agente letterario, perché oggi giorno gli agenti non solo ti aiutano a trovare un editore ma anche a rendere un manoscritto migliore. E un’altra cosa consiglierei: di avere fede. Non arrendersi davanti ai rifiuti. La Rowling potrebbe confermarlo.

E del suo rapporto personale con J. K. Cosa ci dice?

Su questo mi permetta di mantenere la più assoluta discrezione. Dico solo che siamo stati estremamente fortunati ad avere avuto sette libri di Harry Potter e non soltanto uno.

Ce ne sarà mai un ottavo?

Non spetta a me dirlo.

 

                                                        Enrico Franceschini

 

I personaggi del ciclo:

Rubeus Hagrid. Figlio di un mago e di una gigantessa, lavora come custode nella scuola di magia di Hogwarts.

Albus Silente. Preside di Hogwarts e mago potentissimo. E’ il mentore di Harry e guida i “buoni”, riuniti nell’Ordine della Fenice.

Severus Piton. Insegnante di pozioni e arti oscure a Hogwarts e capo della Casa dei Serpeverde.

Ron Weasley. E’ il migliore amico di Harry Potter, con cui gioca a quidditch nella squadra dei Grifondoro.

Harry Potter. Mago e campione di quidditch, è rimasto orfano dopo che Voldemort gli ha ucciso i genitori.

Hermione Granger. Strega talentuosa e Grifondoro, nata da due “babbani” (persone prive di poteri magici).

Voldemort. Mago oscuro e nemico giurato di Harry Potter. E’ a capo di un esercito di fedelissimi: i Mangiamorte.

Minerva McGonagall. Strega, professoressa di trasfigurazione e capo della Casa dei Grifondoro, a cui appartiene Harry.

Draco Malfoy. Antagonista di Harry fin dai primi libri, è un mago purosangue. Gioca a quidditch nel team dei Serpeverde.

 

 

L’articolo è stato pubblicato nel “Venerdì di Repubblica” del 19 maggio 2017, alle pp. 21-24.