Potrà l’Istituto “L. Stefanini” chiamarsi Liceo “L. Palmeri”?

Potrà l’Istituto “L. Stefanini” chiamarsi Liceo “L. Palmeri”?

 

Nello scorso marzo, dopo la morte del prof. Lino Palmeri, avevo scritto una lettera-ricordo per commemorarlo. In un passaggio avevo suggerito che venisse a lui intitolata la scuola nella quale per tanti anni aveva esercitato il suo magistero. Un gruppo di colleghe e di colleghi ha raccolto quel mio invito. Ai primi di ottobre ci siamo riuniti, abbiamo discusso e sono stato incaricato di scrivere una bozza di testo (che qui di seguito riporto) con questa richiesta. La bozza è stata emendata in qualche punto e sarà presentata per l’approvazione al Collegio dei docenti e poi al Consiglio d’Istituto. Se il Consiglio la farà propria sarà inoltrata alle autorità istituzionali competenti.

Sono passati quattro mesi e ad oggi il Collegio dei docenti non ha ancora affrontato l’argomento. In data 4 aprile 2012 mi giunge notizia che ieri, 3 aprile, il Collegio dei docenti ha discusso del problema e ha approvato la delibera con dieci astenuti e quindici voti contrari. Ora la delibera passa al Consiglio di Istituto.

Siamo arrivati al 12 ottobre 2012 ed apprendo che la preside dello “Stefanini” non ha ancora portato la delibera in Consiglio d’Istituto; sostiene che sarebbe necessario informare meglio e coinvolgere gli attuali studenti ed i loro genitori. Penso perciò che, se vogliamo perseguire il nostro obiettivo, sarà necessario formare un comitato composto da alcuni vecchi professori dello “Sperimentale” con alcuni ex-studenti diplomatisi nei primi anni Ottanta del secolo scorso, un piccolo gruppo che si faccia carico di organizzare un’assemblea, di coinvolgere la stampa locale e le istituzioni, di avviare in rete un dibattito sul significato dell’esperienza sperimentale coinvolgendo tutti gli attori (così ora si dice) di quegli anni, studenti e insegnanti soprattutto. Un ultimo aggiornamento: il 31 gennaio 2013 il Consiglio d’Istituto ha discusso ed approvato, con un solo voto contrario (di un genitore), la delibera che promuove la nuova denominazione. Ora dovremo seguire con attenzione e con iniziative di pubblicizzazione il difficile cammino burocratico. 

Oggi, 18 ottobre 2013, posso aggiornare i lettori sulla situazione. Nella primavera scorsa il plico è stato inviato dallo “Stefanini” all’Ufficio scolastico territoriale per la necessaria vidimazione, per poi essere inoltrato alla Giunta Comunale di Venezia. L’Ufficio scolastico, riscontrando un errore nell’intitolazione dell’Istituto, ha rimandato gli atti allo “Stefanini” per le necessarie correzioni. Il dirigente scolastico, ai primi di ottobre, ha presentato la delibera, corretta, in Consiglio d’Istituto ove è stata approvata. Ora, però, la preside Carraro ritiene necessario un passaggio ulteriore in Collegio dei docenti per una nuova approvazione. Aspettiamo gli eventi. Il Collegio dei docenti ha nuovamente approvato la delibera e così anche il Consiglio d’Istituto. La dirigenza si è fatta carico di inoltrare la pratica.

Siamo arrivati ai primi di aprile del 2014. Abbiamo appreso, con grande stupore, che la Giunta comunale di Venezia, Orsoni sindaco, Tiziana Agostini assessora all’Istruzione, ha dato parere negativo e quindi ha rifiutato la nostra proposta di intitolazione dello “Stefanini” al prof. Palmeri. Informati telefonicamente, abbiamo chiesto un incontro con l’assessora Agostini per avere direttamente da lei tutti i dettagli argomentativi che hanno motivato il parere negativo della Giunta. Nella lettera spiegavamo il nostro rammarico e anche il nostro stupore: negli anni 1974-1982 era stata proprio la Giunta comunale di Venezia in prima fila nel sostenere con passione l’iniziativa coraggiosa e lungimirante del prof. Palmeri per il rinnovamento metodologico e didattico della scuola veneziana ed italiana, fino ad arrivare alla costruzione del nuovo plesso scolastico di via del Miglio, progettato per gli specifici bisogni dei corsi sperimentali, ed inaugurato dal sindaco Rigo nel 1982. Ci è stato risposto dalla Segreteria che un incontro potrà avvenire nei primi giorni di maggio. Ad oggi, 8 maggio 2014, annotiamo che l’assessora ha ritenuto superfluo l’incontro e ci ha inviato una mail nella quale è scritto: “La linea dell’amministrazione è quella di conservare i nomi dei luoghi per quello che essi hanno storicamente rappresentato nelle multiformi ragioni che hanno portato alla loro adozione”. Naturalmente noi non possiamo accettare in silenzio e con rassegnazione questa impostazione anche perché -nel nostro specifico caso- la riteniamo sbagliata e reazionaria. Reazionaria: nei primi anni ’60, quando nell’Ist. Magistrale “N. Tommaseo” di Venezia si presentò il problema di dare un nome alla Sezione staccata di Mestre -diventata autonoma- la questione fu affrontata nel solo Collegio dei docenti e, dopo un aspro dibattito, la scelta di intitolare il nuovo istituto a Luigi Stefanini fu approvata con un solo voto di scarto; a Stefanini, pedagogista dell’Università di Padova, di simpatie fasciste si contrapponeva il nome di un noto partigiano di Venezia, ucciso dai nazisti. Sbagliata: il prof. Palmeri è stato un coraggioso e istancabile teorico e organizzatore del rinnovamento metodologico e didattico della scuola italiana; il suo lavoro ha dato rilievo e prestigio a Mestre e all’intera scuola veneziana. Nel prossimo periodo prenderemo le iniziative necessarie per sostenere la nostra mobilitazione.

Qualche mese dopo le iniziative della magistratura hanno portato all’arresto del sindaco Orsoni, alle dimissioni dell’intero Consiglio comunale e all’arrivo del Commissario governativo. La situazione si è azzerata. 

Scrivo questa ultima nota il 25 febbraio 2016. Il nostro tentativo di far intitolare a Lino Palmeri l’Ist. “Stefanini” non ha avuto successo. Ne abbiamo preso atto e si è ripiegato sulla posa di una targa commemorativa nell’atrio della scuola.

La cerimonia si svolgerà giovedì 17 marzo alle ore 17, 30. Chiunque legga questa informazione ed abbia cara la memoria del prof. Palmeri cerchi di essere presente, se gli è possibile, e di far partecipare quanti più ex studenti sia possibile. Vi ringrazio,

Gennaro Cucciniello

  

Il Consiglio di Istituto dello “Stefanini” chiede di cambiare la denominazione dell’attuale Istituto Magistrale, intitolato a Luigi Stefanini, in “Liceo Lino Palmeri”.

Il Consiglio adduce, a sostegno della sua richiesta, queste motivazioni:

1- L’Istituto Magistrale “Stefanini” rappresenta il passato, un passato onorevole e prezioso ma la cui precarietà e arcaicità è assicurata da almeno due leggi che negli ultimi trentotto anni hanno previsto la laurea, come titolo di studio per l’insegnamento nella scuola primaria, e dalla più recente riforma dell’ordinamento della scuola secondaria superiore.

2- A partire dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso, più precisamente dall’ottobre 1975, i corsi sperimentali dell’Istituto Stefanini, promossi e sostenuti da un gruppo di insegnanti impegnati nella ricerca di un rinnovamento strutturale, culturale e didattico della scuola italiana, col patrocinio e il supporto costante e fattivo degli Enti Locali del territorio (Comune e Provincia di Venezia), cominciarono a costruire un’esperienza che voleva evitare i lati negativi e improvvisati di taluni processi di innovazione spontanea e puntare –attraverso un’attenta elaborazione e programmazione dell’attività scolastica quotidiana- ad un organico rinnovamento dei contenuti culturali e delle metodologie d’insegnamento, in vista della tanto auspicata riforma della scuola secondaria superiore italiana.

3- Il prof. Lino Palmeri è stato, fin dall’inizio, l’animatore instancabile, l’organizzatore lucido, il coordinatore mite ed onesto dei corsi sperimentali, in un’attività preziosissima di elaborazione teorica, di rinnovamento delle metodiche dell’apprendimento, di costruzione di un clima educativo consapevole e responsabile. Fin dall’inizio il prof. Palmeri aveva indicato che la sperimentazione si proponeva tre scopi fondamentali:

a- porsi come un punto di riferimento dialettico, come un incentivo al rinnovamento della scuola nell’area provinciale veneziana, come un’esperienza utile a sensibilizzare l’intera comunità sociale ai problemi dell’educazione e della formazione;

b- verificare alcune ipotesi e di conseguenza offrire alcune indicazioni utili alla riforma della scuola secondaria superiore, anche per accelerarne l’attuazione;

c- divenire, se possibile, un centro di sperimentazione permanente, anche dopo l’avvio della riforma.

Tutto ciò, in particolare, relativamente ai seguenti punti:

  • carattere unitario del Biennio e sua funzione orientativa, in rapporto all’ipotesi di estensione dell’obbligo scolastico fino al 16° anno;
  • carattere internamente differenziato del Triennio e sue finalità in rapporto ai problemi della formazione civile e culturale dello studente e della sua preparazione professionale;
  • natura e funzione delle discipline dell’Area Comune e dell’Area degli Indirizzi, con attenzione anche alla ricezione e alla riproducibilità dei linguaggi verbali e non verbali;
  • impostazione pluridisciplinare e interdisciplinare del lavoro scolastico con la promozione delle compresenze dei docenti, ottenute organizzando in modo programmato momenti continui di confronto tra la cultura umanistica a respiro storicistico e la cultura scientifica a impianto prevalentemente teoretico;
  • criterio della collegialità nella programmazione e valutazione del lavoro scolastico;
  • rinnovamento dei contenuti e delle metodologie;
  • gestione sociale e iniziativa studentesca.

4-        Col passare degli anni, dal 1975 al 1986 (anno in cui il prof. Palmeri è andato in pensione), ci si è sforzati di creare, sotto la sua guida illuminata e paziente, una comunità scolastica unita e consapevole, capace di produzione culturale e di innovazione educativa (ne fanno fede, oltre alle innumerevoli testimonianze di studenti e genitori, quattro volumi a stampa –che si allegano e i tantissimi quaderni ciclostilati delle classi, ora custoditi nella biblioteca dell’istituto): una scuola in grado di produrre, organizzare, conservare e comunicare conoscenze. Il fine dei corsi sperimentali è stato quello di costruire un ambiente educativo fondato sulla graduale e cosciente responsabilizzazione dello studente, sul suo sentirsi liberamente attivo e nello stesso tempo soggetto a norme, responsabile ma non intimorito, capace di affermarsi nella sua individualità e di essere tenuto alla buona convivenza della comunità: una comunità in cui l’autorità si reggeva sul consenso e non escludeva la discussione e la critica, favorendo l’eguale rispetto di ognuno per tutti con la progressiva acquisizione di forme di autodisciplina. Lino Palmeri, in questa esperienza, ha vissuto la dialettica di sempre tra l’uomo e l’istituzione, tra il sentire personale e il lavoro di un collettivo, tra la lucidità di una teoria e la fatica d’una trascrizione didattica nella vita scolastica di tutti i giorni, con la speranza intatta nella forza disarmata delle convinzioni, in un’esperienza di studio e di lavoro che tutti noi abbiamo giudicato anticipatrice e profetica e nella quale l’importanza del pensiero emotivo, la forza creativa che vive nei sentimenti si sono unite alla logica, alla razionalità, all’analisi e alla sintesi, all’intelligenza –diciamo in una formula- che sa muovere le parole nel discorso e i numeri nei quaderni, all’arte dei nessi e delle consonanze.

5- Il prof. Palmeri ha speso anche molte energie per verificare fino in fondo la praticabilità di un obiettivo delicato ma strategico: “fare scuola” in modo tale da coniugare qualificati modelli formativi con la capacità di innescare processi reali di apprendimento nella quasi totalità degli studenti, partendo da livelli d’ingresso molto disomogenei e con un ricorso molto contenuto alla selezione. Si è perciò definito un concetto preciso di “produttività scolastica”: la capacità, cioè, della nostra scuola di permettere al maggior numero possibile di alunni di raggiungere buoni risultati, in rapporto agli obiettivi prefigurati, recuperando i più deboli e valorizzando al massimo i più dotati. I risultati conseguiti in più di venti anni di esperienza ne sono stati una conferma inequivocabile, verificabili sia con i dati di ogni singolo anno sia con i risultati e i voti degli esami di maturità. Tutto questo è stato possibile anche perché il prof. Palmeri è stato capace di riunire intorno a sé una squadra numerosa di docenti –aggiornata di anno in anno- che venivano dalle più diverse esperienze e che erano portatori di culture e ideologie non solo differenti ma persino antagoniste: eppure, nella collaborazione comune e pur fra molte contraddizioni, i docenti si sono convinti a rivedere criticamente i propri atteggiamenti educativi, in un processo faticoso e spesso non pacifico ma che alla fine è risultato positivo, idoneo a costruire quella scuola che –per dirla con il grande storico francese Fernand Braudel- riuscisse ad essere nello stesso tempo d’élite e di massa.

6- Oggi l’Istituto “Stefanini” ha una bella sede, luminosa e polifunzionale: e questo complesso è debitore per intero all’impegno del prof. Palmeri, non solo nella sua intelaiatura intellettuale ma anche nella sua logistica materiale. Solo le sue pressioni insistenti e continue sull’Amministrazione comunale di Venezia, sulla Giunta e sul Consiglio, permisero prima la progettazione e poi la realizzazione del nuovo istituto, inaugurato nella primavera del 1982, destinato ad essere la sede di un centro provinciale di sperimentazione permanente. Tutti sappiamo che un sistema scolastico impone criteri di riferimento che stabiliscono gerarchie di competenze, detta codici di comportamento visibili e invisibili, organizza i modi dell’apprendimento, impone linguaggi standard e regole proprie di comunicazione. Sappiamo che l’uniformità e la routine generano un sentimento di espropriazione, alimentano il disinteresse. Ci si sente coinvolti se il progetto educativo può essere modificato, se esiste la possibilità di innovare, di confrontare i risultati che si ottengono cambiando i metodi di lavoro. Il clima psicologico, sociale, culturale d’una scuola dipende da una serie di fattori variamente identificabili: lo stile educativo, la personalità dei dirigenti e dei coordinatori, le relazioni fra i docenti, la logistica e i suoi spazi, la didattica e i suoi tempi, l’organizzazione del lavoro, il numero e le richieste degli studenti. Questa era anche la convinzione del prof. Palmeri: di qui le sue pressioni persino sugli architetti che hanno ideato il nuovo istituto, tradottesi in un numero notevole di riunioni per discutere l’organizzazione degli spazi, aperti e chiusi, la loro intercambiabilità, l’intreccio –anche visivo- dei corridoi e dei piani, il tutto inteso a favorire la socialità, gli scambi, il dialogo continuo tra le diverse componenti della comunità scolastica, una comunità strettamente legata al territorio e alla sua splendida inimitabile storia. L’architetto definì l’Atrio della nuova Scuola “una Piazza”, perché è da intendersi come un palcoscenico dentro cui muoversi, guardare, comunicare, scambiare esperienze; né è da dimenticare che la lunga sequenza degli archi che scandisce la visione in prospettiva dello spazio è una voluta ripresa dei corridoi del quadriportico di piazza S. Marco, davanti alla Basilica.

7- A partire dal 1994 il  lavoro di tutti coloro che negli anni si sono impegnati nei corsi sperimentali è andato confluendo, ispirandoli in parte ed anche arricchendoli, nei “Progetti Brocca” (piani nazionali di razionalizzazione e sperimentazione) che sono stati, poi, all’origine anche delle linee attuali della riforma scolastica più recente. Nel Progetto Educativo d’Istituto (PEI) del 1995 vennero sottolineati gli obiettivi di fondo della nostra scuola, obiettivi posti alla base di tutti i curricula dei diversi Indirizzi: formare un cittadino consapevole dei valori della nostra Carta Costituzionale; un lavoratore e/o uno studente universitario competente, dotato di grammatiche e di metodo; un consumatore intelligente, non facilmente seducibile dal magismo incantatorio della pubblicità; un produttore e fruitore culturale avvertito, padrone delle nuove tecnologie e capace di selezionare criticamente il flusso inarrestabile delle informazioni.

Con queste argomentazioni il Consiglio d’Istituto, acquisito il parere del Collegio dei Docenti, inoltra alle competenti Autorità la presente richiesta.

21 ottobre 2011