Salvini invoca, a protezione della Lega, santa Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa, una suora ebrea uccisa ad Auschwitz.

Suor Teresa Benedetta della Croce, patrona d’Europa: invocata da Salvini a protezione della Lega. Blasfemia!

 

Il 23 maggio scorso, in un discorso elettorale in piazza Duomo a Milano, il segretario della Lega Matteo Salvini ha invocato sul suo partito la protezione dei santi cattolici patroni d’Europa. Accanto a Benedetto da Norcia, Caterina da Siena, Brigida di Svezia, Cirillo e Metodio (e trascurando Francesco d’Assisi, patrono d’Italia) ha citato anche suor Teresa Benedetta della Croce, unica santa del Novecento.

Sono rimasto molto stupito nel leggere il passo del discorso di Salvini. Mi sono chiesto se il ministro dell’Interno conoscesse davvero la biografia di suor santa Teresa Benedetta e se ha evocato la sua protezione con cognizione di causa, con l’intenzione di una provocazione blasfema, o con una sottovalutazione dovuta all’ignoranza.

Qualche giorno prima l’attrice Lella Costa, intervenendo nella trasmissione televisiva “Quante Storie”, su Rai 3, curata da Corrado Augias, aveva presentato la biografia –da lei scritta- della santa monaca, “Ciò che possiamo fare. La libertà di Edith Stein e lo spirito dell’Europa”. E’ importante che io spieghi qualche passaggio del suo lavoro.

Santa Teresa Benedetta della Croce in origine si chiamava Edith Stein, nata nel 1891 a Breslavia (allora città della Germania), di famiglia ebrea. Filosofa, allieva e poi assistente di Husserl, maestro della scuola fenomenologica, femminista ante litteram, convertita al cattolicesimo nel 1921. Dopo la conversione continuò i suoi studi e si dedicò all’insegnamento e alla cura dei malati e dei bisognosi. Nel 1933 decise di diventare monaca carmelitana di clausura col nome di suor Teresa Benedetta della Croce nel convento del Carmelo di Colonia. Nel 1938 la persecuzione nazista nei confronti degli ebrei si intensificò e cominciò a colpire anche gli ebrei convertiti al cattolicesimo. L’Ordine Carmelitano ritenne suor Teresa Benedetta in grave pericolo e la spostò nel convento di Echt in Olanda, credendo così di metterla al sicuro. Ma questo non la salvò. Il 26 luglio 1942 nelle chiese cattoliche olandesi venne letta una lettera collettiva dell’episcopato contro la barbara persecuzione anti-ebraica. A Echt la Stein fu subito inclusa nel numero delle vittime della ritorsione nazista. Il 2 agosto la Gestapo arrivò al convento e prelevò Edith e la sorella Rosa, anche lei monaca di clausura e rifugiata con lei. Le ultime parole che a Echt Edith pronunciò furono rivolte alla sorella: “Vieni, andiamo per il nostro popolo e con l’ebreo Gesù Cristo”. Il gruppo degli ebrei imprigionato fu inviato nel campo di concentramento di Auschwitz dove le sorelle Stein furono uccise nella camera a gas il 9 agosto 1942.

Papa Giovanni Paolo II, nel 1998, ha canonizzato Edith Stein-Suor Teresa Benedetta della Croce e nel 1999 l’ha nominata patrona d’Europa “per essere stata una figlia di Israele che durante la persecuzione nazista è rimasta unita con fede ed amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica ed al suo popolo quale ebrea, vittima della Shoah; diventata, infine, espressione di un pellegrinaggio umano, culturale e religioso, che incarna il nucleo profondo della tragedia e delle speranze del continente europeo”.

Santa Teresa Benedetta della Croce fu indicata dalla Chiesa quale patrona d’Europa perché “trascorse la propria esistenza in diversi paesi europei e perché con tutta la sua vita di filosofa, di mistica e di martire gettò un ponte tra le sue radici ebraiche e l’adesione a Cristo, muovendosi con sicuro intuito nel dialogo col pensiero filosofico contemporaneo e, infine, gridando col martirio le ragioni di Dio e dell’uomo nell’immane vergogna della Shoah”.

Ora un pugno simbolico di cenere e di terra scura, passata dal fuoco dei forni crematori, è ciò che rimane di suor Teresa Benedetta e oggi si trova sotto il pavimento della chiesa parrocchiale di San Michele a Wroclaw (Polonia), un tempo Breslavia.

Come ha potuto Salvini invocare sul suo partito, apertamente xenofobo e anti-evangelico, la protezione di una santa suora ebrea, cristiana, teologa, trucidata in un lager nazista? Come mai questo episodio non ha attirato l’attenzione e lo sdegno del nostro mondo religioso, civile e culturale?

Il gesto di Salvini non è stato un’iniziativa estemporanea, dettata dall’occasione delle elezioni europee. Esso, invece, si iscrive in un progetto di lungo respiro, orientato a combattere la lezione del pontificato di papa Francesco, a contrastare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, a costruire –con aiuti di un vasto fronte internazionale- uno schieramento identitario e nazionalista, cementato da un’ideologia cattolica reazionaria e anti-evangelica. Mi sono ricordato, perciò, di un acuto pensiero che Gramsci scrisse nei “Quaderni del carcere” a proposito del successo in Francia, nei primi anni ’30 del Novecento, di un movimento di estrema destra, l’Action francaise di Charles Maurras. Sono andato a riprenderlo per citarlo con esattezza: “Maurras odia il cristianesimo primitivo (la concezione del mondo degli Evangeli, dei primi apologisti, il cristianesimo fino all’editto di Milano di Costantino, insomma, che credeva la venuta di Cristo annunziare la fine del mondo e determinava perciò la dissoluzione dell’ordine politico dell’impero romano in una anarchia morale corrosiva di ogni valore civile e statale), e che per lui è una concezione giudaica (…) Egli distingue tra cristianesimo e cattolicesimo ed esalta quest’ultimo come la reazione dell’ordine romano all’anarchia giudaica. Il culto cattolico, le sue devozioni superstiziose, le sue feste, le sue pompe, le sue solennità, la sua liturgia, le sue immagini, le sue formule, i suoi riti sacramentali, la sua gerarchia imponente, sono come un incantesimo salutare per domare l’anarchia cristiana, per immunizzare il veleno giudaico del cristianesimo autentico” (“Note su Machiavelli”, Q. XXX, Editori Riuntiti, 1971, pp. 151-152. La citazione è stata ripresa, con una piccola variante, da Marco Damilano in un suo articolo, “Z, il segno di Papa Francesco”, ne “L’Espresso” del 26 maggio 2019, pp. 8-9.

 

                                                        Gennaro Cucciniello