Sinistra, riparti dal mito e dalla sperimentazione collettiva!

Sinistra, riparti dal mito!

Imparare dagli errori, con umiltà. Ma pensare in grande, credere nell’utopia. Così la politica è progresso. Come la scienza. Parola di un fisico. Colloquio con Guido Tonelli, scienziato del CERN.

 

Nell’”Espresso” del 18 agosto 2019 è pubblicato, alle pp. 74-77, l’intervista di Wlodek Goldkorn a Guido Tonelli, fisico del Cern di Ginevra, uno degli scopritori del Bosone di Higgs. Tonelli, in questa conversazione sul tema “che fare” dice cose che volentieri dimentichiamo e rimuoviamo perché scomode, ossia: non c’è scienza senza mito e non c’è Sinistra senza utopia. “E anche: attenzione, la Sinistra parla spesso dei diritti, occorre però tornare ai doveri, non per moralismo, ma perché la vita è figlia di imperfezione e la condizione umana ha un lato tragico”. Per queste ragioni pubblico nel Sito questa interessante intervista.

                                                                  Gennaro  Cucciniello

 

Per capire cosa vogliamo, occorre tornare alle origini. Non quelle immaginarie degli ideologi delle identità etniche, del prima gli italiani, gli ungheresi, i polacchi, costruzioni posticce romantiche e recenti, ma a quelle primarie, a 14 miliardi di anni fa, quando per un incidente casuale fu creato l’Universo. E’ quanto tenta di fare Guido Tonelli, 69 anni, fisico, uno degli scopritori, nel megalaboratorio del Cern di Ginevra, del bosone di Higgs, di quella particella che segna appunto la nascita del mondo come lo conosciamo. Tonelli, in questa conversazione sul tema “che fare” dice cose che volentieri dimentichiamo e rimuoviamo perché scomode, ossia: non c’è scienza senza mito e non c’è Sinistra senza utopia. E anche: attenzione, la Sinistra parla spesso dei diritti, occorre però tornare ai doveri, non per moralismo, ma perché la vita è figlia di imperfezione e la condizione umana ha un lato tragico.

Partiamo dalla verità. La Sinistra ha sempre creduto che ce ne fosse una sola, scientifica: si parlava addirittura di un socialismo scientifico. Un’esagerazione ideologica, ma legata al nesso che si voleva stabilire tra scienza e socialismo. Ora nel suo libro, “Genesi. Il grande racconto delle origini” (Feltrinelli), lei, da fisico, spiega che la scienza ha solo verità provvisorie. Lo dice perfino riguardo a Galileo, icona delle Sinistre, eroe di Bertolt Brecht che cantava le sue lodi proprio in quanto latore della verità assoluta e del progresso contro il potere e il pregiudizio.

La scienza non può dimostrare la verità, né può dimostrare a priori che una teoria è sbagliata. Gli scienziati non cercano la verità, tentano invece di distruggere le teorie affermate di cui sono giustamente orgogliosi. Non è facile far crollare una teoria scientifica. Perché se è una teoria affermata, vuol dire che è una teoria che ha spiegato una quantità enorme di fenomeni. Ma gli scienziati sono truppe abituate a cercare, esplorando i territori più reconditi dell’Universo, quelle manifestazioni della realtà, spesso marginali, che potrebbero mettere in dubbio le teorie dominanti. Il concetto della verità, così come quello della realtà, è spurio, non autentico. Se dovessi definire con rigore cosa è la verità o la realtà, non riuscirei a farlo.

La scienza dà ragione ai filosofi del dubbio, ai relativisti?

Sì. Però quando dico che le teorie vanno messe in discussione, affermo pure che finché i dati alla base delle teorie non sono smentiti, restano validi. La scienza non è new age.

Si immagina un leader della Sinistra affermare in un comizio: “Tutto quello che vi dico è la verità, ma forse verrò smentito”?

Sogno il giorno in cui la Sinistra sarà un luogo in cui non ci si accontenta dello stato di cose esistente ma si sperimenta qualcosa di inesistente per vedere se funziona. Mi piacerebbe una politica basata su ipotesi da sottoporre alla verifica dei fatti. La politica è l’attività umana più difficile perché mentre la scienza ha a che fare con oggetti inanimati, il cui comportamento è statisticamente prevedibile, gli esseri umani sono liberi. Una piccola variazione delle condizioni iniziali può produrre una catastrofe. Non esiste un uomo o una donna standard, ognuno reagisce differentemente a sollecitazioni come paura, amore, simpatia, odio.

Sta dicendo che la fisica costruisce teorie standard basate su ripetitività e prevedibilità dei fenomeni, mentre la politica è più complessa. La Sinistra deve quindi essere un luogo di sperimentazione?

Mi piacerebbe una Sinistra che avesse grandi linee di orientamento e che su quelle discutesse: per esempio su quale sarebbe il modo di produzione adeguato a questa fase, su cosa vuol dire giustizia, su cosa è la libertà. Io su queste questioni sarei pronto a dibattere come i nativi americani, finché non si raggiunge un’unanimità. Ma vorrei anche che la Sinistra fosse pragmatica, pronta a cambiare rapidamente sul piano tattico e delle decisioni. Il mondo in cui viviamo è così turbolento e imprevedibile che sopravvivrà solo colui che avrà la capacità di adattarsi. La nozione della verità provvisoria in questo contesto è fondamentale. Sto parlando di una specie di patto fra i leader e la comunità di cittadini liberi che hanno un sogno comune. Il leader deve dire: io ho questo sogno, se ci credete, aiutatemi a realizzarlo. Non è detto che funzioni. Può darsi che per arrivarci dovremo fare compromessi. Insieme valutiamo il da farsi. Io non prometto il sol dell’avvenire.

La Sinistra dunque deve imparare dagli scienziati che non esiste purezza, e che un errore non significa tradimento o malafede?

Sì, deve accettare l’ipotesi che ci siano strade sbagliate e che è facile incamminarsi su una di queste. Un gigante come Einstein era prigioniero dell’idea aristotelica per cui l’universo sarebbe eterno. Era, insomma, prigioniero di un pregiudizio. E se lo è stato un uomo come lui, lo siamo anche noi, fisici e politici non geniali. Dobbiamo essere più umili, evitare atti di arroganza che nuocciono alla scienza come alla Sinistra.

In concreto. Se uno pensa che Minniti ha sbagliato nella politica di accoglienza…

Non deve dire che Minniti è peggio o è come Salvini, ma deve tentare di correggere le cose. Non scagliare anatemi ma capire che un errore può essere fatto in buona fede. Dico una cosa radicale: secondo me, Enrico Berlinguer non ha saputo dare uno sbocco politico ai fermenti sociali degli anni Sessanta e Settanta. E colloco l’origine del disastro attuale in quella mancata rottura degli equilibri. Ma riconosco la sua grandezza e lo ammiro. Ecco, vorrei che si educasse la comunità che chiamiamo Sinistra a capire la ragione degli errori.

Nel libro cita Ulisse, la nostalgia di Itaca, per parlare del bisogno di indagare l’origine dell’Universo. Dice che per arrivare a quella origine è stata costruita una specie di macchina del tempo, a Ginevra. Ma se il tempo può andare a ritroso, come possiamo parlare del tempo lineare?

E’ un concetto che dobbiamo abbandonare. I vari tempi marciano a velocità diverse. Qui in Terra hanno una velocità, in un altro luogo un’altra.

Lo teorizzava Einstein, ma lei lo applica.

Se lei guarda il cielo stellato, vede fenomeni avvenuti miliardi di anni fa e questo cambia il nostro rapporto con la realtà. Quando io dico, il cielo stellato, vedo un artefatto, vedo stelle che mi mandano la luce dai tempi diversi, quindi vedo una cosa che non c’è.

Se il tempo non è lineare viene a mancare la nozione di progresso.

Localmente, qui in Terra, il progresso c’è. E le teorie di Einstein non annullano le leggi di Newton, le rendono più precise.

La Sinistra diceva che noi umani siamo i padroni della natura. Ora veniamo a sapere invece, da voi scienziati, che nella storia dell’Universo contiamo meno di un batterio. E allora, se siamo insignificanti, perché lottare per un mondo migliore?

La consapevolezza di essere una cosa quasi insignificante rende consci, noi umani, di quanto siano fragili gli equilibri che hanno portato il nostro bellissimo pianeta a essere quello che è. E poi c’è un’altra risposta ancora alla sua domanda. Ed è questa. Ho conosciuto la Sinistra attraverso la mia famiglia: proletari e antifascisti. Io sono stato il primo non solo a studiare all’Università ma ad andare alle medie. Ecco, la Sinistra che io ho conosciuto aveva una concezione tragica dell’esistenza. Si sapeva che la vita non era un gioco. Bastava un niente per finire nel disastro, nella polvere. Il comunista era un operaio impeccabile, quello che conosceva meglio degli altri le macchine. Era il più disciplinato e proprio per quello capace di alzare la voce senza aver paura del padrone. La vita, ti insegnavano, se fai parte di una classe umile, la devi prendere sul serio. Sapevi che potevi pagare un prezzo per quello che facevi.

E oggi?

Guardo la Sinistra e mi sembra una specie di luna park. Come se il mondo fosse fatto per soddisfare i desideri. Come se ci fosse un diritto alla felicità. E invece bisogna impegnarsi, perché niente è garantito.

Lei spesso fa elogio dell’imperfezione.

Devi chiedere a tutti di dare il meglio di sé. Si tratta di un atto di fiducia. Se io mi accontentassi dei risultati dei miei alunni è come se dicessi loro: non siete all’altezza. Sarebbe un atto di arroganza. Ma vale anche per un immigrato, se io lo confino alla raccolta dei pomodori o al lavoro da portiere di notte è come se dessi per scontato che quello non sarà mai un Einstein. C’è poi un altro aspetto: non tutti gli umani si muovono alla stessa velocità. Occorre sapere che una persona che sembra meno adeguata può in realtà avere doti nascoste. Ed è quello l’elogio dell’imperfezione. Le differenze sono vitali, ne abbiamo bisogno. L’imperfezione nasconde potenzialità.

Imperfezione è quindi differenza. E torniamo alla questione degli immigrati. Quando ne parliamo abbiamo in mente esseri umani che cercano di rifarsi la vita, ma anche la differenza e quindi l’imperfezione rispetto agli standard della nostra società. Al riguardo ci sono due atteggiamenti. L’uno, la non accettazione totale, ed è il discorso delle destre. L’altro, l’esaltazione delle differenze.

Occorre invece vedere la sofferenza di chi deve lasciare la propria casa e i timori di chi riceve gli immigrati. Gli umani sono scimmie antropomorfe territoriali. Abbiamo nel nostro animo istinti e pulsioni che vanno oltre il tentativo di essere razionali. Non basta dire: non devi avere paura. Si deve invece capire da dove nasce la paura. Si deve partire dalla percezione del dolore. Bisogna insegnare alle persone qui a piangere sentendo le storie degli immigrati. E bisogna dire agli immigrati: raccontateci le vostre sofferenze. Dobbiamo piangere dopo averci detto le nostre rispettive verità.

E’ molto suggestiva la sua tesi per cui l’universo è sempre stato sull’orlo della catastrofe.

Siamo figli di una serie di catastrofi.

La Sinistra è in grado di capirlo?

Deve rendersi conto che se procedi alla cieca il rischio che all’umanità si presentino problemi molto gravi è elevato.

Ultima domanda. Lei dice che il mito è fondamentale per uno scienziato. Perché? E lo è anche per la Sinistra?

Penso che l’esigenza di sentirsi parte di un racconto sia fondamentale per l’umanità. Tanto più nei periodi di crisi, quando si sgretolano le comunità e mancano i punti di riferimento. Il mito mi aiuta ad avere la consapevolezza di quello che faccio e a inquadrarlo nel contesto generale. A ricordarmi che con i miei strumenti sono parte di una grande orchestra, di uno sforzo collettivo. Per uno scienziato poi è fondamentale lo stupore che dà la bellezza. E sono convinto che anche i politici abbiano bisogno di miti e di stupore.

 

         Wlodek Goldkorn                                  Guido Tonelli