Epifania, mistero meraviglioso per tutte le genti

Epifania, mistero meraviglioso

Bramantino, “Adorazione dei Magi”, 1495-1500, Londra, National Gallery

 

Questa piccola tavola quasi quadrata (1495-1500) è capace di contenere tutto insieme il triplice mistero dell’Epifania del Signore: l’adorazione dei Magi, il battesimo nel Giordano e il miracolo dell’acqua trasformata in vino nelle nozze di Cana.

La fantasia di Bramantino, capace di calare astruserie medievali nello spazio di Bramante (e, qui, in un’architettura che pare quasi quella di Brunelleschi) sembra fatta apposta: e il risultato è straniante quasi come quello della Flagellazione di Piero della Francesca, dipinta mezzo secolo prima.

Come in una Sacra Conversazione, che non si cura dei tempi storici ma vive nell’eterno presente di Dio, i Magi trovano ad aspettarli non solo la Sacra Famiglia (col Giuseppe in rosso, nell’ombra alla sinistra di chi guarda), ma anche un Giovanni Battista (anche lui in rosso, a destra) che dovrebbe avere solo sei mesi più del cuginetto appena nato, e invece qua è un uomo fatto e lo indica nella sua veste di Precursore.

Anche i Magi, del resto, sono strani: il vecchio burbero a sinistra si è appena tolto il turbante, poggiandolo ai piedi della Vergine, accanto al cubo rosa e al largo vaso verde che contengono i doni degli altri due Re. Lui, invece, il suo vaso metallico alto e stretto lo poserà lì tra poco, salendo sulla pedana.

Alla nostra destra, in primissimo piano, un personaggio più giovane offre un altro recipiente rosa: l’acqua da trasformare in vino per le nozze? E gli altri due Magi, dove sono? Forse vanno identificati con la figura del moro dal turbante rosso, e con quella del giovane dal turbante azzurro: i quali, avendo già fatto il loro dovere, si sono già un po’ allontanati, e aspettano alla nostra destra?

Gli interrogativi non finiscono qua: cosa sono i tre sarcofaghi vuoti, dello stesso colore dei tre doni, posti in primo piano? Forse sono le future tombe dei Magi, che si trovavano proprio nella Milano di Bramantino, in Sant’Eustorgio, e che Federico Barbarossa aveva svuotato portando i corpi a Colonia?

Non era facile dipingere la rivelazione di un mistero a tutte le genti: e di un mistero grande come quello di un Dio onnipotente incarnato in un bambino. Ma qua c’è tutto: c’è la carne e c’è il mistero. E c’è l’apertura a tutti i popoli del mondo: rappresentata in modo insuperabile da quella Madonna che indossa anche lei un turbante. Perché da quel momento in poi, che lo vediamo o no, non ci sono più identità, nazionalità, costumi diversi: ma solo il mistero meraviglioso della nostra comune umanità.

 

                                                                  Tomaso  Montanari